CULTO JACOBEO A CAMARO
CAMARO E SAN GIACOMO
Il Santo protettore di Camaro è San Giacomo il Maggiore. Si tratta di un culto non solo appartenente a “li Cammari”, ma appartenente anche alla Città di Messina.
Il culto di San Giacomo a Messina, infatti, è di antichissima origine. Lo dimostrano il sito archeologico, sito accanto al Duomo, che testimonia la presenza di una Chiesa dedicata proprio a San Giacomo (si tratta di un edificio medievale, distrutto dal terremoto del 1783) e dei resti di un eremo dedicato all’Apostolo presso il Forte Gonzaga.
A Camaro, a testimonianza di tale forte legame, era stata dedicata al Santo una Chiesa, risalente al Cinquecento. Con ogni probabilità, pur in assenza di elementi probatori, non si esclude che la devozione di Camaro a San Giacomo sia di origine più antica. Pur non avendo una data certa sull’origine del culto a Camaro, sembra logico ritenere che esso sia stato rafforzato con la dominazione spagnola. Però, è certo che il culto dell’Apostolo si diffuse in tutta la Sicilia con la dominazione normanna, tra il XII e il XIV secolo, periodo in cui, secondo Goethe, l’intera Europa si era trasformata in un cammino verso Santiago.
Le fonti testimoniano che la Compagnia di S. Giacomo di Camaro partecipava alla festa del Santo nell’antica Chiesa di Messina e che, in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono a Camaro, la vara argentea seicentesca veniva (e tutt’oggi viene ancora) portata in processione sino al Duomo. Si tratta di un caso unico tra tutti i protettori dei quarantotto casali.
Nel silenzio delle fonti, lo stretto rapporto tra Giacomo il Maggiore e Camaro è affidato alla vox populi: numerose sono, infatti, le leggende nate attorno alla presenza di San Giacomo a Camaro. Fra tutte, ne citiamo una legata ai Ruderi dell’antica Chiesa dedicata all’Apostolo. Si narra che lì avvenne una battaglia sostenuta contro i Saraceni, i quali bruciarono tutto, sino “a casa nira”, l’ultima delle case distrutte. Ad un certo punto della battaglia, miracolosamente apparve, su di un cavallo, San Giacomo, che compì il miracolo: trasformò tutti i soldati in alberi, mettendo in fuga Saraceni. Legata alla vicenda, c’è una preghiera di tradizione orale, tramandata da generazione in generazione, che recita così:
“San Giacumu Maggiuri
prutitturi di Cammari
pu miraculu chi facistu,
vi vulemu ringraziari.
E laudamu a tutti l’uri
A San Giacumu prutitturi;
oggi e sempre sia ludatu
San Giacumu avvucatu”