IL “FERCULUM” DI SAN GIACOMO APOSTOLO
UN CAPOLAVORO TRA ARTE E DEVOZIONE
Fig.1-Il “Ferculum” di San Giacomo.
Il Ferculum processionale [Fig.1] tanto caro agli abitanti della vallata del Camaro e che si conserva con cura nella chiesa di Santa Maria Incoronata, è un capolavoro di argenteria barocca messinese tipica del XVII secolo.
Diversi studi sono stati condotti per scoprire cosa si cela dietro questa macchina votiva, tanto prestigiosa quanto impegnativa dal punto di vista economico, tanto da far pensare che potesse essere stata commissionata da qualche facoltoso devoto, come don Antonino Ruffo di Calabria, sul cui terreno sorge tutt’ora la Chiesa Parrocchiale (via Principe Ruffo). Il ritrovamento, dopo diversi studi portati avanti da un team di storici e appassionati, dell’atto notarile firmato dal sacerdote Francesco Capano e datato 20 gennaio 1666, ha messo in luce una volta per tutte la genesi di questa prestigiosa opera, attribuendo il possesso alla stessa Parrocchia del Ferculum. Costò ben 337 onze e 22 tarì. La stessa data del 1666 è significativa, dal momento che si tratta di un Anno Santo Compostellano.
L’opera venne commissionata alla famiglia Juvarra, ed eseguita da Pietro, Giovanni, Sebastiano ed Eutichio Juvarra, insieme a Placido Donia, che in particolare realizzò la statua a tutto tondo che sovrasta il fercolo, e Giovanni Gregorio Refaci. Tutte le parti lavorate dai singoli argentieri sono riconoscibili grazie ai punzoni che portano il marchio della città di Messina (lo scudo crucisignato) con le iniziali del console e dell’argentiere di riferimento e in alcuni casi anche la data di esecuzione.
Il Fercolo processionale ha forma piramidale, con anima in legno e rivestito di lamina argento, e si divide in due parti: la prima costituisce la base poggiante su uno zoccolo in legno, dal quale quattro supporti a forma di C con cariatidi circondano lamine sbalzate che raccontano episodi della vita del Santo. Un elemento orizzontale con alloggiamenti per le lunghe aste che servono ai Confrati per “mmuttare” la varetta, divide la parte inferiore da quella superiore.
Qui, un altro elemento di forma piramidale contiene altre lamine con scene dell’agiografia jacobea, e culmina con la riproduzione del Santo secondo l’iconografia del “defensor fidei” (difensore della fede). Ai quattro angoli della base, quattro vasi argentei con finti fiori, anche questi tipici della decorazione barocca, recano la data del 1654: probabilmente erano stati realizzati per altro uso e poi vennero inseriti dagli argentieri in quest’opera.
Fig.2-Cariatide della parte inferiore.
Per quanto riguarda i pannelli, se ne trovano quattro nella parte basamentale e quattro nella piramide superiore.
Quelli della parte basamentale, in ordine, rappresentano:
- il famoso miracolo avvenuto a S. Domingo della Calzada ad opera del Santo che fece risuscitare due polli arrostiti per testimoniare l’innocenza di un giovane pellegrino, accusato ingiustamente di furto [Fig.3];
- L’apparizione dell’Apostolo a Carlo Magno, mentre si sta recando in Spagna, per incitarlo a combattere i musulmani [Fig.4];
- La conversione del mago Hermogene, che viene condotto presso il Santo da due demoni, e che dopo la conversione getterà i suoi libri di magia nel mare [Fig.5];
- L’ultimo pannello inferiore rappresenta il Santo in veste di pellegrino probabilmente durante il suo viaggio a Cartagine [Fig.6].
Fig.3
Fig.4
Fig.5
Fig.6
Le formelle della piramide superiore rappresentano:
- San Giacomo secondo l’iconografia del “matamoros” durante l’apparizione alla battaglia di Clavijo a Ramiro I, al quale promise la vittoria sugli infedeli [Fig.7];
- Un angelo nocchiero guida un’imbarcazione mentre sta giungendo su una fascia costiera, rappresenta forse l’arrivo delle spoglie dell’Apostolo presso le coste della Spagna, nella Galizia [Fig.8];
- l’arrivo del carro che trasporta l’arca con le spoglie dell’apostolo presso la Reggia della Regina Lupa, la quale si convertì al Cristianesimo quando vide la mansuetudine dei tori che trasportavano il carro [Fig.9];
- nell’ultimo pannello, infine, un omaggio alla Confraternita di Camaro che commissionò l’opera, rappresentata con il tipico abito dell’epoca che rende omaggio all’Apostolo rappresentato in abiti da pellegrino, con il bastone e la bisaccia [Fig.10].
Fig.7
Fig.8
Fig.9
Fig.10
Fig.11
Al culmine della composizione, sorretto da cariatidi e putti, campeggia l’Apostolo [Fig.11], in argento e realizzato dall’argentiere Donia, secondo l’ideale dei gesuiti: con abito militare e lungo mantello, San Giacomo impugna da una parte la spada e dall’altra il vessillo con la croce dell’Ordine di San Giacomo, divenuta simbolo del Santo, memoria del martirio.
Nel Ferculum, oltre la già citata data del 1666, sono impresse altre date che fanno riferimento ad avvenimenti legati alla vara argentea, in particolare il riferimento a due restauri subiti dalla stessa, uno nel 1890 e uno nel 1966.
La cura del popolo cammaroto, oltre che della confraternita omonima, verso il Ferculum dedicato all’Apostolo è tale che da sempre si è cercato di proteggere questa preziosa opera: per evitare che venisse rubata, i parrocchiani al termine della festa in onore del patrono, smontavano la macchina votiva e ognuno si portava un pezzo presso la propria abitazione. Un tentativo di furto sventato dal Santo è ancora oggi ricordato in un dipinto devozionale che si trova nell’attuale cappella dell’Adorazione Eucaristica: la miracolosa apparizione del Santo fece fuggire i malviventi che avevano bloccato i confrati lungo la strada per rubare il Fercolo.
Oggi la devozione del popolo di Camaro verso San Giacomo è ancora forte e vigorosa, tanto da aver spinto l’attuale parroco, Mons. Francesco La Camera, a restaurare e rendere sempre più fruibile per visitatori e devoti, la Cappella che da tanto tempo custodisce questa grande opera, tanto preziosa sia dal punto di vista devozionale che artistico.